Ultimo giorno dell’anno.
Come ogni anno, ho aperto la mia nuova Moleskine che mi aiuterà a segnare impegni lavorativi, conti, bollette, spese chilometriche da fare e appunti personali di ordine sparso.
Ho scartato la pellicola protettiva e aperto la copertina del 2018, che sarà verde salvia dopo molti anni di rosso fuoco e un anno di blu tendente al petrolio.
L’ho sfogliata nella sua perfezione delle pagine immacolate, degli stickers a fine agenda ben custoditi nella terza di cover, nella calma del bianco che presto diventerà il solito casino fotonico di pere, carne macinata, 3 litri di passata di pomodoro, 4 meloni retati, 1 anguilla o simil tale, i 10 frutti del fiore della Nuova Guinea che chissà dove cavolo dovrò andare a cercare insieme a 3 etti di capesante di 5 cm di diametro!
Percorrendo i fogli mi sono stupita da sola di quanto siano affascinanti gli oggetti nuovi, le cose nuove in generale: una nuova agenda, un nuovo lavoro, un nuovo libro, un nuovo amore.
E qui sta il paradosso.
Pochi giorni fa mi è capitata tra le mani una prima edizione di un libro di ricette molto antico, credo sia stato pubblicato negli anni ’30 o ’40: pagine giallo ocra che svolazzano facendo fatica a stare fisse insieme e quella magia che solo i decenni trascorsi e il Tempo riescono a regalare.
Il nuovo e il vecchio legati dallo stesso incantesimo, seppure diametralmente opposto.
Il vecchio anno che mi lascia un senso di gratitudine per quello che ho avuto e per quello che non ho ancora avuto, perchè vorrà dire che dovrò andare avanti a desiderare fortemente quello che ancora non c’è e questo fa di me in ogni caso una persona fortunata.
E il nuovo anno che arriva e al quale ho già dato due compiti ben precisi, sempre passando attraverso la mia cucina, le mie ricette e i miei racconti.
Felice 2018!
Buon anno🥂🍾🥀
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